Nel 1967, Adam Walker ha vent'anni e studia a New York; la sua unica aspirazione è diventare poeta. Durante una festa, conosce l'enigmatico e inquietante professore parigino Rudolf Born e la sua seducente fidanzata, Margot. Tra loro si instaura immediatamente un legame fatto di sottintesi, di cose dette e non dette: Rudolf sembra aver preso in simpatia il giovane e gli offre di ideare e curare una rivista letteraria che intende finanziare. Adam, dal canto suo, prova una forte attrazione per Margot con la quale, quando Born torna temporaneamente in Europa, si abbandona a cinque giorni di sesso. Scoperto il tradimento, Rudolf caccia Margot. Non mostra tuttavia risentimento nei confronti di Adam che, pur sconcertato da questa ambiguità, continua a frequentarlo: sino a quando, una sera, non assiste alla criminale esplosione della sua aggressività. Tormentato dai sensi di colpa per non avere tempestivamente avvisato la polizia e consapevole di aver vissuto un'esperienza che lo segnerà per sempre, trascorre l'estate in città con la sorella Gwyn: complici le loro solitudini e i loro lutti, i due riallacciano le fila di un legame profondo che li unisce sin dall'infanzia. All'inizio dell'autunno, Adam parte per Parigi, ufficialmente perché ha vinto una borsa di studio. Ma Parigi è anche la città in cui, sfuggendo alle autorità americane, è tornato a vivere Born. Adam sa bene che si dovrà così confrontare con la parte più nera e imperscrutabile della propria anima.
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Non ho ancora un’idea chiara su questo libro ma vorrei fare qualche considerazione. Il fatto che Adam decida di scrivere un romanzo, 1967, che ruoti completamente intorno agli eventi che avvennero in quell’anno dà prova secondo me di come non sia mai riuscito a liberarsene. Si, ha avuto una moglie, si è costruito una propria famiglia, ma ritorna ancora a quegli avvenimenti che ora come all’epoca lo consumano, lo isolano. Ma, sebbene il suo piano lo porti ad essere allontanato, credo che Adam faccia bene a raccontare la verità alle due donne, forse in qualche modo riesce a metterle in guardia e salvarle. Ammetto di non aver particolarmente apprezzato il finale, non sono una persona a cui piacciono i finali aperti, preferisco un finale lineare e conclusivo. Forse però tutto ruota attorno al titolo Invisibile. Auster non dà un finale, non dà risposte, non dà nemmeno dei reali personaggi (sono solo maschere che nascondono i reali volti), fa sì che Adam , Jim e Cecile (attraverso i vari cambi di narratore) raccontino la propria versione dei fatti. Ma la verità è invisibile. Chi può dire cosa sia vero e cosa no? Come possiamo dire che la versione di Adam sia veritiera e bollare quella di Gwyn come menzognera? Come Cecile che non accetta la versione di Adam, ma alla fine, quasi come sollevando un velo, scopre la verità. Quanto della vita degli altri c’è invisibile? Jim scopre solo attraverso il manoscritto storie che non avrebbe conosciuto altrimenti. Cecile grazie a Jim può scoprire cosa è avvenuto ad Adam. Lo stesso manoscritto , centrale per le prime 3 parti diventa cenere, diventa invisibile. Alla fine non ci viene mai realmente confessato che Rudolf abbia ucciso Williams ma le sue posizioni razziste e antisemite vengono palesate più volte all’interno del romanzo e secondo me non è assurdo pensare che lo abbia ucciso solo per il colore della sua pelle.