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Le infinite notizie che un lavoro di questo genere richiede costringono il compilatore a ricorrere alla generosità di specialisti, e gli mancherebbe qualsiasi titolo a tale loro generosità se non fosse disposto al riconoscimento più ampio possibile di quanto a loro egli deve.I suoi ringraziamenti sono dovuti, in primo luogo, al colto e abilissimo Bahadur Shah, elefante facchino 174 nel Registro Indiano, il quale, con la sua amabile sorella Pudmini, molto cortesemente fornì la storia di «Toomai degli Elefanti» e molte delle informazioni contenute in «Servi della Regina». Le avventure di Mowgli furono raccolte in tempi e luoghi diversi e da una moltitudine d’informatori, la maggior parte dei quali desidera conservare il più stretto incognito. Però, dopo tanto tempo, il compilatore può ringraziare un signore indù del vecchio stampo, stimato abitante degli alti pendii di Jakko, per la sua convincente, se pur alquanto caustica valutazione delle caratteristiche nazionali della sua casta – i Presbiti; Sahi, un sapiente dalle infinite ricerche e abilità, membro della recente dispersa Banda Seeonee e un artista ben noto alla maggior parte delle fiere dell’India Meridionale, dove la sua danza alla museruola col suo padrone, attrae colla giovinezza, bellezza e cultura di molti villaggi. Questi hanno contribuito con i più preziosi dati su gente, usi e costumi, liberamente trattati nelle storie di «La tigre!», «La caccia di Kaa,» e «I fratelli di Mowgli». Per la trama di «Rikki-tikki-tavi» il compilatore è debitore ad uno dei principali erpetologisti dell’India Superiore, un investigatore senza paura e indipendente, il quale avendo deciso «di non vivere, ma conoscere», sacrificò ultimamente la sua vita per troppa applicazione allo studio della nostra Tanatofidia Orientale. Un fortunato accidente di viaggio rese possibile al compilatore, allorchè viaggiava sull’Imperatrice d’India, di rendere un piccolo servigio ad un compagno di viaggio. Quanto largamente il suo piccolo servigio sia stato ripagato, possono giudicarlo i lettori de «La Foca Bianca».
Publication Year: 2017
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Ci ho messo un po’ a finirlo perché per la maggior parte delle storie non mi ha preso molto, forse non ero del mood giusto, ma l’ho percepito lentino. Le storie in sé, però, sono belle; è stato interessantissimo vedere la logica, le tradizioni, le religioni degli animali, il concetto mi piace tantissimo e la dice lunga sul temperamento egoistico degli esseri umani. Alcune parti mi hanno effettivamente emozionato, altre mi sono sembrate più che altro, onestamente, riempitive. Ma l’intento dell’autore, ovvero quello di far riflettere sulla nostra ristretta concezione e visione del mondo animale, riesce benissimo. Non fra i miei standard, ma importante.