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Un enigma della camera chiusa. Doppio omicidio nella dépendance della grande magione degli Ichiyanagi, ricchi e influenti possidenti. Il primogenito Kenzō, assieme alla giovane moglie, è ritrovato sgozzato, immersi i due corpi in un lago di sangue, nello stesso giorno delle nozze. L’ambiente dove è avvenuto il delitto è ermeticamente chiuso dall’interno, e l’arma del delitto, una spada tradizionale giapponese, giace a terra fuori dalla porta. Un brivido di terrore in più, che raggela gli abitanti della dimora, viene dal suono inspiegabile, nelle tardissime ore della notte, di un antico strumento a corde, il koto (il narratore della vicenda si riferisce ad essa come al «caso del koto stregato»). E nei dintorni si aggira uno strano personaggio, il viso sfregiato e solo tre dita nella mano, le cui impronte si trovano dappertutto.
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Mi aspettavo qualcosina di più da questo libro, quindi non posso dire di essere soddisfatta.
Credo che un buon libro giallo sappia fornire al lettore abbastanza indizi per indovinare che cosa è successo nella scena dell'omicidio senza risultare banale, qui? era semplicemente impossibile.
Tutti gli indizi che vengono dati sono ' c'era una terza persona' ' c'era l'assassino nella stanza' ' c'erano impronte di una terza persona' ' c'era sicuramente una persona con loro eh avete capito bene? NON ERANO SOLI, ASSOLUTAMENTE NO NO NO '.
Ho letto abbastanza libri gialli da capire che il tipo con le tre dita non poteva essere il vero colpevole, dato che non è (quasi) mai il primo che viene accusato il vero colpevole, però a parte quello? Ok il detective capisce tutto, bravo bravissimo ma noi? non era proprio possibile capire il finale e questo secondo me toglie molto ad un libro giallo